domenica 29 dicembre 2013

Astronomia di fine anno

Cari amici, 
martedì 31 in Piazza a Sacile si aspetta mezzanotte con lo spettacolo dei PAPU, però, se il meteo sarà favorevole, ci sarebbe anche lo spettacolo del cielo da osservare mentre si ascolta musica.
Proprio verso mezzanotte, infatti, guardando verso sud (quindi dalla Piazza verso il caffè Commercio), si vedranno alcuni astri molto luminosi che descriveranno una specie di cerchio: si parte dal Pianeta GIOVE il più luminoso in alto nei Gemelli (in quelle ore avrà tutti i satelliti galileiani dalla stessa parte), si va a PROCIONE e poi a SIRIO (la stella più luminosa in assoluto), poi a destra verso RIGEL (il piede sinistro del cacciatore celeste Orione), per terminare con la supergigante rossa ALDEBARAN, l'occhio del Toro (a destra in alto si vede il gruppetto delle PLEIADI).
Se troverò posto da qualche parte in Piazza, dalle ore 22 metterò il telescopio a disposizione del pubblico curioso per l'ultima occasione dell'anno.

Saluti a tutti e auguri di BUON ANNO NUOVO.
Pino Fantin

mercoledì 25 dicembre 2013

N a t a l e

Vedo ricami, scintille e bagliori
Vedo luci e sguardi festosi,
Vedo e odo di frastuoni lontani
E sento il calore di affetti sinceri!

Poi chiudo gli occhi e penso … e sento:
Le guerre e i drammi lontani,
Le grida sui mari italiani,
i piccoli nei posti malsani.

E ancora il dolore
Dei tanti amori sbagliati
E i tanti battuti del mondo … disperati
Che vivono e amano … inutilmente!

Sii! Accendiamo gli addobbi e le luci,
Prepariamo lustrini e regali,
Paghiamo l’ammenda a tanta ipocrisia
Perché non si dica che indifferenti siamo!

Per quelli che soffrono, per quelli che muoiono,
Per tutti coloro che vivono del male,
Perché si fermino e ascoltino il cuore,
Per loro e per noi … continua a venire, 

Perché ogni giorno … sia per tutti: Natale!

Vittorio Coluccia - 16 dicembre 2013


martedì 24 dicembre 2013

Astronomia di Natale

A tutti gli affezionati amici delle stelle.
Quest'anno speravo di farvi gli auguri con le immagini della COMETA ISON, che nelle previsioni doveva essere la COMETA DI NATALE.
Sapete tutti che, invece, si è dissolta al perielio il 28 novembre, quindi non è più "buona" per gli auguri.
Per fortuna ci viene in soccorso il nostro bravissimo astrofotografo Fabio il quale qualche giorno fa ha fatto una bella ripresa dell' ammasso stellare chiamato ALBERO DI NATALE nella costellazione dell'Unicorno (lo si vede praticamente capovolto, con la punta verso il basso che tocca la nebulosa CONO, e la base in alto con la stella più luminosa).
Con questa bella immagine invio a tutti i migliori auguri di BUON NATALE e di un anno nuovo ricco di cieli sereni.
Pino Fantin


lunedì 23 dicembre 2013

Astronomia

Cari amici, 
venerdì 6 dicembre (S.Nicolò) ero in Piazza col telescopio per far osservare una falce di Luna crescente e il Pianeta Venere (chiamato VESPERO perché si vede alla sera).
E' stata una bella coincidenza perchè quella sera i due astri, oltre a essere molto vicini, erano anche illuminati nella stessa porzione (circa il 20%) tanto che apparivano molto simili: molte persone guardando Venere al telescopio erano convinte di osservare la Luna. 
Allego una foto dei due astri come si presentavano in quel momento: a sinistra la Luna (vista a occhio nudo), a destra Venere (all'oculare del telescopio): si distinguono perché nella Luna si vedono Mari e crateri mentre su Venere non si vede il suolo perché è nascosto dall'atmosfera.
Nei prossimi giorni Venere sarà sempre più basso alla sera finché in gennaio sarà inosservabile perché in congiunzione col Sole.
Ai primi di febbraio si renderà di nuovo visibile alla mattina a est prima del Sole (prenderà il nome di LUCIFERO, che significa "che porta la luce").
Alla prossima.
Pino Fantin

domenica 22 dicembre 2013

Raccontino di Natale

Quest'anno sono un po' in ritardo con il mio solito raccontino di Natale. 
Buona lettura e tanti auguri a tutti.
Lucia Accerboni
                                       
Ginepro natalizio

Sto addobbando il mio alberello di Natale, rigorosamente autentico, avendo messo definitivamente in cantina quello di plastica made in China acquistato incautamente alcuni anni fa, che più che rallegrarmi mi faceva tanta malinconia e il mio pensiero corre ad altri alberi oramai  lontani nel tempo. 
Mio padre lo acquistava con largo anticipo e mi aiutava ad addobbarlo, da bambina, poiché lui aveva più estro di me nel posizionare palline, fili d’argento, dolcetti e candele, completando il tutto con ciuffi di candida bambagia. 
Nella casa dei miei nonni materni e degli zii l’albero non mancava mai e da loro ne facevano sempre uno che per me era speciale, era di ginepro e non di abete. 
Mio zio Bepi andava a prenderlo in un campo non molto distante dall'abitazione e lo trascinava a casa su un carretto, salendo poi una ripida scala fino a raggiungere la cucina, dove veniva posizionato in un angolo con ai piedi il presepio. 
Veniva riccamente addobbato (o almeno a me sembrava così, in quei Natali del dopoguerra), con tante candeline e tantissima bambagia, fino a renderlo quasi completamente bianco. 
Noi bambini ci avvicinavamo con cautela all'albero, perché aveva le foglie pungenti e staccare i dolcetti avvolti in carta dorata diventava un’impresa quanto mai ardua, per noi che non avevamo la pazienza necessaria per far scivolare le manine attraverso le foglie e volevamo impossessarci subito del goloso regalo. 
Mi piaceva molto, questo arbusto, soprattutto d’inverno, quando la brina lo ricopriva creando sui rami candidi ricami che il sole faceva luccicare con un tremolio simile a quello delle candele. 
Ricordo Natali freddissimi nell'ampia cucina dei nonni, che neanche il brontolio continuo della grande stufa riusciva a riscaldare. 
Ma noi bambini uscivamo lo stesso per andare a fare il giro di tutte le case del paese dove sapevamo che c’era sempre un pezzetto di mandorlato o di dolce messo da parte per noi. Guardavamo dall'alto della collina gli altri due paesi di fronte, distanti solo pochi chilometri, dove abitavano altri zii, che non potevamo frequentare perché un assurdo confine ce lo impediva e cercavamo di individuare le loro case, perché così ci aveva insegnato la nonna, che non mancava mai di rivolgere un pensiero a questi figli e nipoti così vicini eppure così lontani.

Sto pensando a tutto questo mentre sto mettendo gli ultimi fili d’argento e sto canticchiando “Astro del ciel” che, lo confesso, non ho mai memorizzato in italiano, continuando a cantarlo sempre in tedesco (Stille Nacht) o in sloveno (Sveta Noč) così come mio padre e mia madre mi hanno insegnato. 
Credo sia una peculiarità di quelli che vivono a cavallo di più culture,“hommes aux semelles de vent” come vengono chiamati in Francia (uomini dalle suole fatte di vento), capaci di adattarsi a tutte le situazioni, zingari nella vita, senza mai però dimenticare le proprie radici, curiosi di tutto e, perché no, sognatori fino all'ultimo respiro.

                                                                           Lucia Accerboni
 Buon Natale,  frohe Weihnachten, Vesel božič  a tutti.



lunedì 16 dicembre 2013

Un racconto per Natale

Il nostro corrispondente UTE da Ancona, Giovanni Coluccia, ci manda questo simpatico e delicato racconto.
Grazie Giovanni, lo pubblichiamo con molto piacere, e ti facciamo i nostri migliori auguri di Buone Feste.
                                                               ***
Vanni e la notte di Natale

Quella notte Vanni non era voluto andare a letto. 
Non che non avesse sonno, ma aveva convinto il nonno a portarlo con sé, a governare le mucche nella stalla. “Solo per qualche ora - diceva - il tempo di salutare il mio vitellino prediletto”. 
Mentiva il ragazzo, e il nonno lo aveva capito. 
Era freddo, fuori impalpabili fiocchi di neve raccontavano un inverno da vivere accanto al crepitìo del fuoco che ardeva nel camino. 
Anche dalla stalla il rigore di quel dicembre innevato veniva in qualche modo tenuto lontano. E non poteva essere altrimenti. 
Al tiepido calore umano si aggiungeva per l’occasione un braciere di carboni accesi, portati lì dalla nonna insieme ad una tinozza di acqua calda e a quanto sarebbe servito al veterinario arrivato apposta dalla città.
Già, perché quella notte la Bianchina, col ventre gonfio come una mongolfiera, doveva partorire. 
E Vanni non voleva mancare l’evento. 
Ma il sonno non fa sconti e a Vanni, che si era accovacciato vicino al braciere, al piacevole tepore della brace gli si erano chiusi gli occhi malgrado ogni sforzo per tenerli aperti. 
La nonna lo aveva amorevolmente coperto con uno scialle. 
E lui sognava… 
“Non beccarmi, ti prego - diceva una formichina ad un pettirosso che era lì pronto per mangiarla - sono poca cosa e non soddisferei i tuoi bisogni”. 
Il pettirosso si era fermato, era rimasto un po’ titubante, poi aveva replicato: “ Ma io ho fame, devo sfamare anche i miei piccoli e fuori, con la neve, non trovo niente da beccare”. 
Aspetta - riprese la formica che intanto era stata raggiunta da alcune sue compagne - se mi risparmi, noi, tutte insieme ti porteremo un po’ del nostro cibo che abbiamo nel granaio”. 
Il pettirosso non era molto convinto, ma quella era una notte particolare, prestò fiducia e si trovò davanti un bel mucchietto di semi con cui sfamare se stesso e i suoi piccoli. 
Un impercettibile sorriso era affiorato sul volto di Vanni, che avrebbe dormito ancora a lungo se il suono a distesa delle campane della chiesa vicina non lo avessero svegliato. 
E meno male: giusto in tempo per vedere il piccolo vitellino appena nato drizzarsi malfermo sulle zampe, sostenuto dal nonno e teneramente annusato da Bianchina, fiera della sua creatura. 
Era ora di andare a letto. 
I grandi, pensava, alla messa di mezzanotte di Natale. 
Lui a dormire: per continuare a sognare pettirossi amici delle formichine.

Giovanni Coluccia
Dicembre 2013.